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Gli indici di valutazione del rischio di crisi aziendale

In sede di individuazione, gestione e monitoraggio del rischio di crisi aziendale, l’indicatore di analisi prospettica è quello di sostenibilità dei debiti a 12 mesi (DSCR), per coerenza con gli artt. 2, co. 1, lett. a), e 3, co. 3, lett. b), del D.Lgs. 14/2019: è, pertanto, necessario un documento di pianificazione, come il budget di tesoreria a 12 mesi, oppure il rendiconto finanziario previsionale a 12 mesi o – per le micro e piccole imprese – il conto economico previsionale a 12 mesi.

Accanto al piano, o in sua sostituzione se assente, è raccomandato l’utilizzo dell’analisi degli indici di bilancio condotta su base tendenziale, relativi agli ultimi 3-4 esercizi.

In particolare, in mancanza di dati previsionali attendibili, possono assumere rilevanza margini e indicatori sintetici:

  • il margine di struttura e gli indici di copertura delle immobilizzazioni (continuità aziendale)
  • il rapporto tra la posizione finanziaria netta (o debiti finanziari al netto delle disponibilità liquide) e il margine operativo lordo (MOL), ritenuto accettabile per valori non superiori a 3;
  • il rapporto di indebitamento finanziario (debiti finanziari o PFN/patrimonio netto, valori accettabili non superiori a 3 affinchè i debiti finanziari siano sostenibili) e di indipendenza finanziaria (patrimonio netto/patrimonio netto più debiti finanziari, al netto dei crediti verso soci, valore accettabile non inferiore al 20%);
  • il rapporto tra MOL e oneri finanziari, ritenuto accettabile per valori almeno pari a 3;
  • l’eventuale scaduto, e soprattutto l’aggravamento dello stesso, nei confronti di dipendenti, fornitori, enti fiscali e previdenziali (vi potrebbe, infatti, essere scaduto “solo fisiologico” per stagionalità dei flussi di cassa in entrata);
  • il margine di tesoreria e indice di liquidità immediata (cassa e banche attive, crediti commerciali e debiti correnti);
  • il margine di disponibilità e indice di liquidità corrente (attività correnti e passività correnti;
  • il MOL e il reddito operativo;
  • gli indici reddituali (ROE, ROI, ROD e ROS);
  • la durata del ciclo monetario (tempi medi di incasso dei clienti e pagamento dei fornitori, e giorni di rotazione del magazzino);
  • la rotazione del capitale investito.

Gli indici devono essere valutati unitariamente: sono sufficienti pochi indici, ma efficaci (è meno fuorviante e agevola l’analisi).

Strumenti di valutazione come lo Z-Score potrebbero non intercettare tempestivamente il rischio di crisi, ma soltanto quello di insolvenza, essendo dotati di valenza “consuntiva” o retrospettica: potrebbero comunque essere utili per esaminare il trend.